Negli ultimi anni si è diffuso anche il ricorso alle biomasse: sul territorio comunale esiste un impianto a biomassa in località Biancolina, in funzione dal 2009, un secondo sorgerà presso la frazione Le Budrie mentre un terzo sarà costruito in località Amola.

La realizzazione di tali impianti ha generato tensione sociale, i cittadini chiedono l’intervento dell’amministrazione comunale che non ha tuttavia alcuna possibilità di esprimere o meno il proprio consenso o un parere vincolante poiché le linee guida in materia sono nazionali e vietano ai comuni di interferire. Un nuovo decreto legge del Governo ha inoltre accorciato i tempi per le richieste di costruzione – da 150 a 90 giorni di anticipo – per cui anche il Comune viene a conoscenza del progetto quando la realizzazione è ormai imminente.
Per questi motivi, nei mesi scorsi il sindaco Renato Mazzuca, insieme ad altri sindaci ed alla Provincia di Bologna, si è fatto portavoce presso la Regione Emilia Romagna chiedendo una normativa attenta ed efficace sull’installazione degli impianti che non lasciasse da soli gli abitanti.
Il consiglio comunale di Persiceto ha infatti approvato una risoluzione (delibera 62 del 2011), presentata dal Gruppo Democratico, per sollecitare il Governo nazionale, con l’aiuto della Regione Emilia Romagna, ad individuare criteri che regolamentassero gli aspetti più critici degli impianti a biomassa, ormai diffusi sul territorio regionale senza precise linee guida.
Per condividere le proposte della risoluzione, il Consiglio comunale del 22 giugno scorso è stato aperto alla cittadinanza, oltre che alla partecipazione di esperti come il professor Leonardo Setti, dell’Università di Bologna, studioso di energie rinnovabili, Giuseppe Bortone, rappresentante della Regione Emilia Romagna, l’assessore Provinciale Emanuele Burgin, Maria Adelaide Corvaglia dell’Arpa e Fausto Francia, responsabile del dipartimento di Sanità Pubblica. Gli interventi hanno tracciato un quadro della situazione energetica nazionale e locale e hanno inquadrato vantaggi e problematiche connesse alle biomasse. Come auspicato in sede di Consiglio, l’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna ha poi approvato, tenendo conto delle proposte del Comune di Persiceto (frutto anche del confronto avuto con la cittadinanza), le linee guida che individuano i siti per gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolica, biogas, biomasse, idroelettrica e fotovoltaica) legate al Piano energetico regionale. La delibera indica come prioritarie la salvaguardia territoriale e l’efficienza energetica; siti non idonei sono quelli, ad esempio, “all’interno di coni visuali la cui immagine è storicizzata e identifica i luoghi’’ o in prossimità di parchi archeologici e aree contigue a luoghi di interesse culturale, storico e religioso, le aree naturali protette. La scelta compiuta è dunque stata quella di governare le trasformazioni indotte dal ricorso alle energie rinnovabili con una politica integrata che preveda azioni di monitoraggio e controllo degli impianti. Proprio a questo proposito il Comune sta inoltre elaborando un Piano energetico comunale che terrà conto delle esigenze energetiche del nostro territorio e delle modalità di raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto attraverso la produzione energetica pubblica e privata che comprende anche le fonti alternative come la biomassa.

La centrale de Le Budrie

Alcuni mesi fa un privato ha fatto richiesta per costruire un impianto a biogas a ridosso del centro abitato Le Budrie. Pur sostenendo l’importanza di una produzione energetica da fonti rinnovabili, la qualità della vita dei cittadini rimane un diritto fondamentale; l’Amministrazione è quindi intervenuta chiedendo di regolamentare le distanze fra impianto e centro urbano, proponendo anche di disciplinare l’argomento nel Psc (Piano Strutturale Comunale).
A seguito della notizia dell’imminente costruzione dell’impianto, alcuni gruppi di residenti hanno poi promosso una raccolta di firme per costituire un organo rappresentativo degli interessi e dei diritti della cittadinanza, che potesse dialogare con le Istituzioni. Il Comitato, apolitico e aconfessionale, è composto da oltre 250 cittadini che hanno partecipato alle discussioni, alle assemblee e ai lavori per impedire la realizzazione dell’impianto a biogas nelle vicinanze del centro abitato in quanto contrastante con la tutela e salvaguardia dell’ambiente e della qualità di vita, con particolare riguardo alle emissioni di cattivo odore, di rumore e ogni altra eventuale emissione dannosa.
Il Comitato ha avuto accesso al materiale riguardante il progetto dell’impianto e ha quindi chiesto a Regione, Provincia, Comune e al privato costruttore di valutare lo spostamento dell’impianto a una distanza maggiore dal centro abitato, oltre al rispetto di alcune prescrizioni per minimizzare i possibili rischi di emissioni intollerabili.
Il percorso di trattativa si è concluso positivamente grazie anche alla disponibilità di tutti gli interlocutori (tra cui il privato, rassicurato sulla validità dei permessi ottenuti e dei tempi già concordati, e le amministrazioni pubbliche che collaborando tra loro sono riuscite a dirimere la questione in tempi brevi) tanto che è stato deciso che la centrale a biomassa sarà spostata a circa due chilometri dal centro abitato.