“Il bolognese fa parte del più ampio gruppo dei dialetti gallo-italici o padani (dal Piemontese al Pesarese), che fin dagli esordi della dialettologia sono classificati quale lingua a se stante rispetto all’italiano. A differenza di ciò che è capitato per altre lingue, non si è formata una variante unificata, per cui rimangono tanti dialetti che digradano l’uno nell’altro in un continuum linguistico, fortemente differenziato dal gruppo italiano. Il bolognese è parlato in diverse varianti locali all’interno della provincia di Bologna (tranne l’imolese, di tipo romagnolo) e nei comuni di Castelfranco Emilia in provincia di Modena, Cento, Sant’Agostino e Poggio Renatico in provincia di Ferrara.
Il territorio persicetano fa parte del sottogruppo dei dialetti bolognesi rustici occidentali (pianura e collina occidentale), ad eccezione del dialetto di San Matteo della Decima, che insieme al Centese appartiene ai dialetti rustici settentrionali.
Le differenze tra i dialetti della provincia sono varie, uno dei termini che uso sempre come esempio è gallina: a San Giovanni è galéina, che a Decima e Cento diventa galénna, spostandosi a Sant’Agata diventa galéine, mentre andando a Budrio è galîna.
Il persicetano ha caratteristiche che lo differenziano dal bolognese cittadino: tra le tante, in fonetica per esempio ci sono i dittonghi -òu- e -èi-, in città -åu- e -ai- (Profesòur ed Sanżvanèiṡ in città diventa Profesåur ed Sanżvanaiṡ).
Ci sono poi tante parole tipicamente nostre che a Bologna sono sconosciute e non comprensibili, per esempio pan biòss (pane senza companatico), brannd (di persona: mogio), lûdria (lontra), scréll (dissenteria), ṡbartunè (sciupato, sgualcito), starpagnôl (cespuglio), stravaliṡê (di abito: variopinto o trascurato), zapatta (visiera del cappello), znîṡa (scintilla).
Il persicetano differisce dal bolognese di città anche per alcuni aspetti grammaticali: per esempio da noi il participio passato concorda al femminile e al plurale, la Giógglia l’é gnûda (in città l’é vgnó), o al tajadèl ali éin finîdi (in città äli én finé).
Molto caratterizzante è poi il nostro a g é, che dalla Lombardia ed il Veneto arriva fino ala Samûż (“la” Samoggia, femminile in persicetano), e San Giovanni ne è l’ultimo avamposto prima del bolognese ai é (che è invece in continuum col romagnolo)”. Roberto Serra
Da alcuni anni, il persicetano Roberto Serra collabora insieme agli altri membri della Bâla dal Bulgnais col Club Il diapason per insegnare il dialetto bolognese in vari comuni della provincia (in ogni paese si studia la variante di bolognese locale) con l’obiettivo di tutelare e valorizzare le radici linguistiche del territorio (per informazioni www.bulgnais.com).
Qui riportiamo la traduzione in dialetto persicetano della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.
Video “Le parole della Briscola nel dialetto bolognese”, realizzato nell’ambito del progetto “Al Bulgnaiṡ int al Tûb” promosso dall’Ibc Emilia Romagna per la valorizzazione del dialetto bolognese.